b) I misteri dell'amore sponsale

Sempre nella lettera apostolica ROSARIUM VIRGINIS MARIAE il Papa Giovanni PaoloII presenta una opportuna integrazione all’impianto tradizionale del Rosario con l’iniativa di introdurre i misteri della Luce.

Affinché il Rosario possa dirsi in modo più pieno 'compendio del Vangelo', è perciò conveniente che, dopo aver ricordato l'incarnazione e la vita nascosta di Cristo (misteri della gioia), e prima di soffermarsi sulle sofferenze della passione (misteri del dolore), e sul trionfo della risurrezione (misteri della gloria), la meditazione si porti anche su alcuni momenti particolarmente significativi della vita pubblica (misteri della luce). Questa integrazione di nuovi misteri, senza pregiudicare nessun aspetto essenziale dell'assetto tradizionale di questa preghiera, è destinata a farla vivere con rinnovato interesse nella spiritualità cristiana, quale vera introduzione alla profondità del Cuore di Cristo, abisso di gioia e di luce, di dolore e di gloria. ( Rosarium Virginis Marie n° 19)

Sulla scia delle osservazioni enunciate dal pontefice e considerando il contesto familiare a cui ci rivolgiamo proponiamo un secondo ampliamento attraverso l’introduzione dei Misteri dell’amore sponsale.

Come si può notare i vari misteri enunciati durante la recita del Rosario sono quadri riguardanti alcuni momenti della vita di Gesù riuniti in gruppi di cinque, ognuno dei quali presenta episodi connessi tra di loro. Al centro della preghiera del Rosario c’è quindi Cristo, la sua vita e la sua missione sacerdotale, profetica e regale. La finalità della preghiera è quella di cogliere il mistero della buona novella che questi episodi portano con sé e cioè che Dio, attraverso suo figlio Gesù, si fa vicino all’umanità in una modalità nuova. Una buona novella che deve dare senso e significato alla vita concreta di ogni famiglia giorno dopo giorno.

I vari misteri che compongono il Rosario tuttavia non esauriscono tutta la vita del Maestro per questo, ad esempio, Giovanni Paolo II nella ROSARIUM VIRGINIS MARIAE ha inserito e proposto i Misteri della Luce.

Ora, attraverso la lettura dei Vangeli sappiamo che nella sua esistenza Gesù ha conosciuto l’ambito della vita coniugale e familiare tant’è che nella sua predicazione presenta e realizza il suo rapporto con la comunità dei seguaci in termini sponsali. Attraverso i misteri dell’amore sponsale si intende favorire negli sposi e nelle famiglie questa dimensione della vita che Gesù ha utilizzato per cogliere in essa la buona novella del Regno di Dio.

I cinque quadri da meditare

Proponiamo una serie di cinque quadri, tratti dal Nuovo Testamento. In essi viene espresso un aspetto particolare del mistero manifestato da Gesù: la relazione sponsale come modello della relazione che ha legato Gesù alla sua comunità e che lega Gesù, dopo la sua risurrezione, alla Chiesa. Questo modello relazionale Gesù lo va scoprendo quasi sicuramente durante gli anni del nascondimento a Nazareth. Infatti è importante rammentare che l’evangelista Luca, nei racconti dell’infanzia, ci ricorda in due occasioni che “il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era sopra di lui” (Lc 2,40). Più avanti, al termine dello stesso capitolo: “E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52). Sicuramente hanno dato un loro apporto e un contributo, alla maturazione di Gesù e alla scoperta della relazione sponsale quale modello della relazione con la sua comunità, sia l’ambiente sociale, culturale e religioso di Nazareth, ma soprattutto la relazione d’amore con cui i suoi genitori hanno vissuto la loro esperienza di coppia.

Gesù, durante gli anni di Nazareth, avrà sicuramente frequentato la piccola scuola rabbinica del suo paese presso la sinagoga. Durante quegli anni avrà imparato a conoscere sempre più in modo approfondito Dio suo Padre attraverso lo studio della Torà e dei testi dei grandi Profeti e certamente attraverso il “Cantico dei Cantici”. Luca, nel suo Vangelo, ci ricorda infatti che un giorno Gesù:

“Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del Profeta Isaia” (Lc 4,16-17).

Ruolo del Messia Sposo

Esperto della Scrittura, egli avrà quindi sicuramente notato come i Profeti, per presentare il rapporto tra JHWH e il suo popolo, abbiano privilegiato l’immagine nuziale. Alcuni anni più tardi Gesù stesso, durante il tempo della sua vita pubblica, si attribuirà il ruolo di Messia Sposo. [ Diversi esegeti sono del parere che esistano ragioni sufficienti fondate per sostenere l’autenticità del loghion di Mc 2,19-20; Mt 9,14-17; Lc 5,33-39 in cui Gesù attribuisce a se stesso il ruolo di Messia Sposo. Questo tema del Cristo Sposo, oltre ad essere presente nei sinottici, prende consistenza nel quarto vangelo e si apre alla visione dell’Apocalisse]. Come già aveva fatto il profeta Geremia annunciando la “nuova alleanza” e la restaurazione di Gerusalemme (cf. Ger 31,31-34 e 33,10-11), egli ricorre alle immagini dello sposo e della festa di nozze per parlare della gioia dovuta alla presenza del Regno di Dio che egli inaugura con la sua presenza e le sue azioni dentro lo scorrere nella storia degli uomini.

Ma Gesù non si limita solamente a presentare la sua missione dentro le coordinate delle immagini nuziali, egli vive la nuzialità nel rapporto con la sua comunità. Questo tema appare in modo molto chiaro nel racconto di Giovanni conosciuto come le nozze di Cana . [C.f.: AAA.VV, Gesù Cristo Sposo della Chiesa. Ed. O.R., Milano 1994; V. Battaglia, Il Signore Gesù Sposo della Chiesa, EDB, Bologna 2001; C. Giuliodori, La sponsalità di Cristo e della Chiesa a fondamento della vita nello Spirito della coppia cristiana, in AA. VV., Cristo Sposo della Chiesa Sposa sorgente e modello della spiritualità coniugale e familiare, Città Nuova Editrice, Roma 1997, pp. 88-113] Gli sposi del banchetto non sono solo quelli festeggiati, ma anche Gesù e la comunità rappresentata da Maria e dagli apostoli presenti con lui alle nozze. Per molti esegeti quelle nozze non sono il racconto del primo miracolo di Gesù, ma la chiave di lettura di tutto il Vangelo, è l’angolatura attraverso cui va letto tutto ciò che nel proseguo del libro l’autore andrà raccontando: il Regno di Dio è presente nella persona di Gesù e nella relazione che egli realizza con l’umanità rinnovata, una relazione che ha le coordinate della sponsalità.

Il Cristo realizza quindi la sua missione nell’obbedienza totale al Padre che si esplicita nel dono completo di sé. Tutta la vicenda storica del Signore è racchiusa in un dono incondizionato della propria esistenza, un’offerta che raggiunge il suo apice sulla croce quando, nel momento estremo della sua vita terrena, esala l’ultimo respiro che è anche il primo dono per la Chiesa, la comunità nascente sua sposa: il dono del suo Spirito. Tale e tanto dono si perpetua nel mistero eucaristico.

La relazione tra il Cristo e l’umanità rinnovata, rappresentata attraverso l’immagine della nuzialità, si realizza quindi dentro la cornice dell’abbandono al progetto del Padre, del dono e della dedizione. L’offerta di sé, totale e incondizionata e la fedeltà fino all’estremo alla missione, sono quindi le caratteristiche principali dell’amore di Cristo Sposo per la sua Chiesa.

Penso non sia difficile ravvisare in questi lineamenti della vita di Gesù i segni concreti che hanno caratterizzato anche l’amore coniugale dei suoi genitori.

Abbandono fiducioso al progetto del Padre

Rivisitando, attraverso i racconti d’infanzia di Luca e Matteo, le notizie sugli sposi di Nazaret, non facciamo fatica a riconoscere che la relazione sponsale di Maria e Giuseppe, parimenti, trova il suo fondamento in un abbandono fiducioso al progetto di Dio Padre:

Allora Maria disse: “ Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).

“ Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa” (Mt 1,24).

Così come possiamo riconoscere in Giuseppe i segni della sua fedeltà all’amore verso Maria che non teme di prendere con sé. Pensiamo al secondo momento del matrimonio ebraico quando andò a vivere sotto lo stesso tetto, nonostante la sua singolare e “anomala” maternità. Dopo aver celebrato il primo momento delle nozze, gli sponsali, Giuseppe rimane fedele a questa promessa anche se, secondo la Torà, avrebbe potuto chiedere il ripudio di colei che già era considerata sua sposa.

Ma quello che più colpisce è il vedere l’unità, che non può che trovare il suo fondamento in una relazione di reciproca donazione totale, con cui questi due sposi sono presentati nei capitoli in cui si narrano i primi anni della vita di Gesù. Non credo quindi sia fuori da una logica biblica ritenere che Gesù abbia compreso la sua missione di Messia Sposo sia a partire dall’educazione religiosa, che comprende studio delle Scritture e preghiera, che dalla testimonianza concreta dell’amore con cui i suoi genitori si amavano. La relazione sponsale di Giuseppe e Maria era “parabola”, “icona vivente” di quell’amore di Jhwh per Israele che i grandi Profeti avevano presentato e che egli stesso andava scoprendo in una intimità sempre nuova con Dio Padre. La consapevolezza di una filiazione piena con colui che andava rivelandosi come Padre lo portò a donare la sua vita affinché tutti, attraverso di lui, potessero rivolgersi a Dio come a un Papà. Tutti questi elementi hanno contribuito, molto probabilmente, a far sì che Gesù non esitasse a presentare la sua relazione con la nuova comunità che nasceva dalla sua predicazione in termini nuziali.

Non ci sembra quindi fuori luogo ritenere che Giuseppe e Maria siano stati dei maestri nella fede per Gesù. A partire dalla loro relazione d’amore, una relazione che era contemporaneamente immagine della Trinità e capace di parlare al figlio del rapporto di JHWH per il suo popolo. Attraverso i Misteri dell’amore sponsale vogliamo quindi soffermarci a meditare e pregare su questo aspetto importante del mistero di Gesù.

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